Appello per l'incolumità della cappella degli Scrovegni L’appello per l’incolumità di uno dei massimi monumenti dell’arte italiana, la Cappella degli Scrovegni a Padova è stato promosso da Alessandro Nova, Steffi Roettgen e Chiara Frugoni (massima studiosa della cappella) ed è stato scritto da questa ultima. Chi volesse sottoscriverlo, può mandare un’email al professor Sergio Costa: gs.costa@alice.it Gli affreschi di Giotto della Cappella Scrovegni a Padova corrono il rischio di essere distrutti perché la delicatissima situazione idro-geologica sottostante sarà modificata inesorabilmente dalla progettata costruzione di un Auditorium a meno di 200 metri dalla cappella. Nella stessa zona esiste anche il progetto di un grattacielo di 104 metri ed è stato appena ultimato un parcheggio, cioè una vasta cementificazione che ha modificato l’assorbimento delle piogge nel terreno. I risultati di uno studio affidato dal Comune nel 2011 a tre ingegneri sulle possibili conseguenze che la costruzione dell’Auditorium avrebbe sull’area circostante, sono possibilisti, ma segnalano che la falda profonda dell’area Auditorium è in collegamento con quella della Cappella. E’ evidente che non si può affidare a un progettista di una nuova opera la salvaguardia dell’ambiente né affidargli il verdetto sulla possibilità che l’Auditorium danneggi la Cappella, nell’immediato o negli anni futuri. "Gli affreschi di Giotto minacciati dall'auditorium" l'appello che divide Padova Dario Pappalardo -la Repubblica «Gli affreschi di Giotto sono in pericolo». A Padova, il progetto di costruzione di un auditorium a 200 metri dalla Cappella degli Scrovegni mette in allarme Italia Nostra e un gruppo di storici e intellettuali - da Salvatore Settis a Carlo Ginzburg - che lanciano un appello per scongiurare l'avvio dei lavori. «La delicatissima situazione idrogeologica sottostante al luogo che contiene gli affreschi del Trecento sarà modificata inesorabilmente», dicono. Il disegno dell'architetto austriaco Klaus Kada prevede la realizzazione di un enorme cubo bianco nell'area di piazzale Boschetti: una casa della musica con una sala grande di 1300 posti, che affaccerebbe direttamente sul Piovego, il canale cittadino, alle spalle della Cappella degli Scrovegni. Negli ultimi mesi, il Comune ha affidato a tre ingegneri un'indagine sulle eventuali conseguenze della nuova costruzione. Il responso è che l'edificazione del’auditorium sarebbe possibile «purché non vengano modificate le quote locali della falda acquifera nell'area degli Scrovegni». Nello spazio di qualche centinaio di metri, intanto, è stato appena realizzato un parcheggio, mentre è già aperto il cantiere per un grattacielo che supererà i 104 metri. «Gli affreschi di Giotto rappresentano il principale patrimonio identitario, culturale ed economico della città. Chi arriva a Padova viene per lo più per visitarli. Non saremmo mai così suicidi da metterli in pericolo», spiega il vicesindaco di Padova Ivo Rossi. «Abbiamo speso 300 mila euro per affidare l'esame ai tre saggi. Faremo ulteriori valutazioni, la nostra attenzione sarà massima. Il progetto dell'auditorium non è stato ancora assegnato: se dovessimo scoprire che ci sono problemi, saremmo pronti a modificare i nostri propositi. Padova vanta una lunga tradizione musicale e ha bisogno di uno spazio di questo tipo. In Italia, spesso, si rischia di restare fermi e di non concretizzare nulla». Se anche Facebook è in fermento - il gruppo KADAstrofe (che gioca col nome dell'archistar Kada) diffonde la protesta sul social network - storici e intellettuali non si sentono rassicurati dall'esito delle indagini commissionate dal Comune di Padova. «La situazione idrogeologica della Cappella è già molto fragile e la falda profonda dell'"area auditorium" risulta in collegamento - spiega la storica Chiara Frugoni, tra i principali promotori della raccolta di firme a cui ha aderito anche il veneto Franco Miracco, consigliere del ministro dei Beni culturali Ornaghi. Nel 2009 si denunciò che il terreno intorno non era in grado di assorbire l'acqua piovana e si creavano ristagni. È facile capire quale pericolo l'acqua rappresenti per le pitture. Chiediamo che prima che inizi la costruzione dell'auditorium si realizzino opere di massima salvaguardia del sottosuolo della Cappella, possibilmente a seguito di un concorso internazionale». Dal Comune ribattono: «I controlli alla falda acquifera degli Scrovegni sono costanti. Vengano pure a controllare la documentazione. Si tratta di un falso problema: fino agli anni Cinquanta, e quindi per 700 anni, prima che si intervenisse, il fiume che scorre lì vicino aveva un regime diverso. Quando c'erano le piene, la Cappella si trovava sempre con l'acqua che la lambiva, per fortuna, però, gli affreschi si sono conservati». L'auditorium della discordia per ora rimane un progetto nel cassetto. Al di là delle contestazioni, mancano ancora i finanziamenti. Il costo dei lavori si aggira attorno ai 60 milioni di euro. La Fondazione Cassa di Risparmio aveva stanziato prima 55 milioni, poi 35. Adesso la situazione è ferma. E dal Comune non escludono di pensare presto a soluzioni alternative. A partire dal luogo dove far sorgere la casa della musica. Magari un po' più lontano dagli affreschi di Giotto, che quest'anno festeggiano il decennale del loro restauro, conclusosi nel 2002.
Conclusioni: Il problema della salvaguardia del patrimonio artistico mondiale in suolo italiano si è riproposto in maniera drammatica negli ultimi anni. I crolli di Pompei, le perdite incommensurabili della domus aurea di Roma nonchè i vari fenomeni di vandalismo che coinvolgono piazze e fontane pubbliche, sono tutti tasselli di una serie dolorosissima di eventi che mettono in luce l'incuria, l'ignoranza e l'incompetenza delle autorità preposte alla tutela ma anche dei comuni cittadini. Bisogna prendere coscienza del valore e delle incredibili risorse che derivano dai beni culturali e artistici del nostro Paese, da considerarsi non come un residuo ingombrante di un passato che si può dimenticare, ma come la testimonianza perdurante di una stratificazione culturale ricca e impareggiabile. Senza peccare di esterofilia, è utile comunque ricordare che Paesi come la Germania o l'Inghilterra, dove la concentrazione di opere d'arte è assai minore che nel nostro, mettono a punto ogni anno campagne di conservazione e valorizzazione e conoscenza del patrimonio non solo ubicato entro i loro confini ma anche fuori. Le opere d'arte e i monumenti presenti nel nostro Paese sono una risorsa economica, non solo culturale. Resta il problema di coniugare salvaguardia del patrimonio artistico allo sviluppo urbanistico contemporaneo che risponde ai sempre crescenti bisogni della società. E' necessario, in un Paese come il nostro in cui l'abusivismo edilizio e le deregolamentazioni in materia di costruzioni hanno segnato in maniera negativa la storia degli ultimi decenni arrecando danni irrimediabili al territorio e al paesaggio, che si operi finalmente in maniera rispettosa e intelligente, varando progetti articolati e rispondenti ad esigenze di natura diversa, nel rispetto delle regole previste dalle normative vigenti. Si può credere che tali istanze non rimangano solo vane e utopiche speranze, ma divengano parte integrante della nostra realtà quotidiana. L'Appello: Chiediamo che prima che inizi la costruzione dell’Auditorium, si realizzino opere di massima salvaguardia del sottosuolo della Cappella, possibilmente a seguito di un concorso internazionale. Chi volesse sottoscriverlo, può mandare un’email al professor Sergio Costa: gs.costa@alice.it alcuni dei sottoscriventi: Chiara Frugoni Francesco Aceto Roberto Bartalini Francesco Caglioti Laura Cavazzini Keith Christiansen Maria Monica Donato Vittorio Emiliani, per il Comitato per la Bellezza Julian Gardner Carlo Ginzburg Maria Pia Guermandi, per Eddyburg Donata Levi, per PatrimonioSos Franco Miracco Tomaso Montanari Alessandra Mottola Molfino, per Italia Nostra Alessandro Nova Titti Panajotti, per Italia Nostra Padova Giuseppe Pavanello Antonio Pinelli Giuliano Pisani Serena Romano Steffi Roettgen Salvatore Settis Giovanna Valenzano Bruno Zanardi. Noemi Silvia Lacetra |
venerdì 3 febbraio 2012
Appello per l'incolumità della cappella Scrovegni
sabato 14 gennaio 2012
Headspace
Siete invitati ad unirvi a noi, ché male non vi farà.
Auguriamo a tutti una buona meditazione.
From:
http://www.cristinaguitian.com/projects/headspace/
Otta V.
sabato 7 gennaio 2012
Come un manuale, ma al contrario!
Pablo Echaurren, “Controstoria dell’Arte”, Gallucci, 2011.
Cosa succede se un noto artista italiano - autore di dipinti, fumetti, illustrazioni, libri gialli e tanto altro – si rapporta con il lungo e tortuoso percorso che separa i dipinti rupestri dalle installazioni contemporanee, in quella che è nota a tutti come “storia dell’arte”? I casi sono due: se l’artista in questione è un affermato esponente di una qualche affermata (a suon di dollari e aste internazionali) corrente dell’arte dei nostri giorni, magari succede che ne scriva in termini di esaltazione e glorificazione incondizionata, strizzando un occhio a quel sistema che ne ha fatto ciò che è, che gli ha cucito addosso una patente di autenticità e autorevolezza. Oppure - e veniamo così al secondo caso della nostra domanda – l’artista di cui ci stiamo occupando è un “brontolone, uno che non gli sta mai bene niente, che cerca il pelo nell’uovo”, come scrive egli stesso. Se questa è la premessa, è inevitabile che l’oggetto di analisi, la storia dell’arte, si trasformi allora in qualcos’altro, una narrazione meno “istituzionale” e accademica: una vera e propria “Controstoria dell’arte”. È questo il titolo del nuovo libro di Pablo Echaurren, uscito il mese scorso per l’editore Gallucci.
In poco più di cento pagine si avvicendano, rispettando una successione fatta di brevi capitoli, periodi storici dalla durata secolare e movimenti artistici che hanno compiuto una breve ma intensa parabola negli anni. Il carattere distintivo della narrazione di Echaurren (in questo come in molti altri testi dell’autore) è senza dubbio l’ironia, e come potrebbe essere altrimenti se qui si sta bersagliando un intero sistema, fatto di mezze verità, luoghi comuni e radicate convenzioni storico-critiche? Ma l’ironia non è messa lì come scusa per divagare senza raggiungere mai il nocciolo della questione. È un tratto necessario per tentare di scardinare il consueto approccio serioso e pregiudizievole verso una materia viva e pulsante – nonostante tutto - come l’arte. Così, fra riflessioni sulla creatività umana, sul concetto di “manierismo” e sulla figura dell’artista, l’agile zigzagare di Echaurren fra secoli di storia (anzi, di controstoria) porta alla luce spunti di analisi davvero sorprendenti: su tutti una splendida pagina sui demoni della pittura del tardo medioevo o l’accostamento dei bassorilievi delle colonne romane di Traiano e Marco Aurelio al più recente
linguaggio del fumetto. Come non vedere, infatti, in quel lungo nastro spiraliforme che caratterizza le colonne romane “fumetti di guerra con tutti quegli ometti affannati a darsele di santa ragione e di santa legione, con tutte quelle frotte compatte di soldati marcianti e cavalli scalpitanti. Con tutte quelle scenette congestionate e pupazzettate di scontri, assedi, conquiste, azioni teppiste, battaglie navali, bastonature, infilzature, masse captive”. Sorpresi? Beh, solo in parte, se avete iniziato a prendere familiarità con i testi e
le opere di Pablo Echaurren, “brontolone” intelligente.
In poco più di cento pagine si avvicendano, rispettando una successione fatta di brevi capitoli, periodi storici dalla durata secolare e movimenti artistici che hanno compiuto una breve ma intensa parabola negli anni. Il carattere distintivo della narrazione di Echaurren (in questo come in molti altri testi dell’autore) è senza dubbio l’ironia, e come potrebbe essere altrimenti se qui si sta bersagliando un intero sistema, fatto di mezze verità, luoghi comuni e radicate convenzioni storico-critiche? Ma l’ironia non è messa lì come scusa per divagare senza raggiungere mai il nocciolo della questione. È un tratto necessario per tentare di scardinare il consueto approccio serioso e pregiudizievole verso una materia viva e pulsante – nonostante tutto - come l’arte. Così, fra riflessioni sulla creatività umana, sul concetto di “manierismo” e sulla figura dell’artista, l’agile zigzagare di Echaurren fra secoli di storia (anzi, di controstoria) porta alla luce spunti di analisi davvero sorprendenti: su tutti una splendida pagina sui demoni della pittura del tardo medioevo o l’accostamento dei bassorilievi delle colonne romane di Traiano e Marco Aurelio al più recente
linguaggio del fumetto. Come non vedere, infatti, in quel lungo nastro spiraliforme che caratterizza le colonne romane “fumetti di guerra con tutti quegli ometti affannati a darsele di santa ragione e di santa legione, con tutte quelle frotte compatte di soldati marcianti e cavalli scalpitanti. Con tutte quelle scenette congestionate e pupazzettate di scontri, assedi, conquiste, azioni teppiste, battaglie navali, bastonature, infilzature, masse captive”. Sorpresi? Beh, solo in parte, se avete iniziato a prendere familiarità con i testi e
le opere di Pablo Echaurren, “brontolone” intelligente.
di Marco Pacella
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