mercoledì 16 novembre 2011

Beni culturali?... che vadano al diavolo!

Pompei, Domus dei Gladiatori



Giovedì 16 novembre 2011.

Un’altra brutta giornata per il nostro patrimonio culturale: il nuovo capitolo della brutta storia che va avanti da più di vent’anni.

Che siano di destra o di sinistra, politici o tecnici, i governi che si succedono alla guida del nostro malandato Paese hanno in comune il disinteresse per il patrimonio artistico, storico, archeologico, paesaggistico, che fa dell’Italia il Paese che è.

Beni culturali?... che vadano al diavolo!”: questo, per l’appunto, il coro unanime che giunge, compatto, dai palazzi del potere.

Lorenzo Ornaghi è il nuovo ministro per i Beni e le attività culturali.

Chi è costui? Il Rettore della Cattolica, professore di scienze politiche: è diventato titolare di quella poltrona che, si diceva in un primo tempo, avrebbe dovuto occupare Salvatore Settis.

Già, io sono uno dei fessi che ci aveva creduto!
Ipotesi straordinaria: Settis ministro! Egli è non solo uno dei migliori storici dell’arte che il nostro Paese ha prodotto negli ultimi decenni, ma è anche un intellettuale che alla difesa del patrimonio culturale ha dato tanto: sia nelle vesti di saggista (il suo Italia S.p.A., edito da Einaudi, è libro che ogni giovane studioso d’arte –per non dire ogni cittadino italiano- dovrebbe avere nella propria biblioteca) che di uomo delle istituzioni (il braccio di ferro con Bondi e le successive dimissioni dalla presidenza del Consiglio Superiore dei Beni Culturali sono il fatto più noto).

Certo, il realismo ci avrebbe indotto a pensare che non avremmo avuto miracoli, dato che i miracoli non li ha fatti nemmeno Gesù Cristo. D’altronde, se questo governo tecnico nasce primariamente per risolvere una situazione economica travagliata quanto quella del patrimonio culturale, è facile aspettarsi che le esigenze impellenti del nostro patrimonio sarebbero passate inevitabilmente in secondo o terzo piano (proprio in linea con quello che è successo negli ultimi vent’anni e passa).

Ma avremmo avuto almeno una certezza: una persona competente e moralmente diritta come Ministro dei beni Culturali. 


Sembra poco, e invece non lo è; sarebbe stata, la nomina di Settis, una boccata d’ossigeno, la speranza che il dramma contemporaneo del nostro patrimonio culturale sarebbe stato almeno un po’ più in vista di quanto lo è stato nel passato, e i tentativi di risolverlo seri e concreti.

Ma le decisioni di Mario Monti sono andate in altro senso.

Sia ben chiaro: nessuno vuole mettere in dubbio l’onestà e l’intelligenza dell’uomo Ornaghi e la sua attività.

Quello che qui si contesta è la sua (in)competenza in materia.

Si contesta la scelta di Monti, che realizza un governo di tecnici nominando ministro un incompetente del settore (se anche Settis avesse rinunciato per motivi indipendenti dalla volontà di Monti, si sarebbero potute fare ben altre scelte): come mettere al ministero dell’economia uno storico dell’arte!

E si contesta, infine, quella che è l’idea dominante nel Paese, a partire dalla sua classe dirigente, idea che la scellerata scelta montiana mette per l’ennesima volta in luce: e cioè che i Beni Culturali sono l’ultima ruota del carro, le risorse da lasciare lì, in un angolo, a decadere lentamente in silenzio.

Tutto questo non si può più tollerare!



di Mario Cobuzzi

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