Comuni, ordinari. A volte, però, possono trasformarsi in poetiche armi, come quando finiscono
nelle mani di due personaggi tutt’altro che ordinari come lo scrittore cileno Luis Sepùlveda e
il fotografo argentino Daniel Mordzinski. Sono le mani che danno vita a Ultime notizie dal Sud
[Guanda, 2011], successione di racconti che testimonia le varie tappe di un viaggio in Patagonia,
estremo sud dell’America Latina.
Sfilano in successione volti di “folletti”, vecchi treni destinati a una fine inesorabile, liutai in
cammino su strade deserte, la solitudine di una donna anziana circondata da pochi oggetti
familiari e un insolito giardino fiorito. Uno scrittore mastica un sigaro spento, fieri meccanici
resistono alla privatizzazione che incombe. Tra queste immagini – scritte, fotografate – si
muovono i due autori, armi alla mano, portando una nuova, sofferta testimonianza di un mondo
lontano, sì, ma non troppo per scorgervi alcuni meccanismi d’attacco del Dio Denaro (“poderoso
caballero”, lo definì Francisco de Quevedo), sempre meno disposto a compromessi di sorta.
I temi trattati appartengono ormai strettamente al repertorio di Sepùlveda, e chi ha avuto
modo di avvicinarsi alla sua letteratura sa riconoscerli e apprezzare l’inalterata lucidità dello
scrittore cileno. Questa volta, però, la particolarità di “Ultime notizie dal Sud” sta nell’associare
la straordinaria narratività e l’impegno dell’autore con le semplici - ma tutt’altro che banali
– fotografie di Mordzinski. Una successione di immagini in b/n che la sua Leica cattura lungo
il cammino (“on the road”, si direbbe con termine forse più incisivo, richiamando altre storie
americane, qualche migliaio di chilometri più a nord della Patagonia), puntellando i vari capitoli/
racconti con mappe geografiche, volti di gauchos e vecchie pompe di benzina in una sterminata
pianura spazzata dal vento.
modo di avvicinarsi alla sua letteratura sa riconoscerli e apprezzare l’inalterata lucidità dello
scrittore cileno. Questa volta, però, la particolarità di “Ultime notizie dal Sud” sta nell’associare
la straordinaria narratività e l’impegno dell’autore con le semplici - ma tutt’altro che banali
– fotografie di Mordzinski. Una successione di immagini in b/n che la sua Leica cattura lungo
il cammino (“on the road”, si direbbe con termine forse più incisivo, richiamando altre storie
americane, qualche migliaio di chilometri più a nord della Patagonia), puntellando i vari capitoli/
racconti con mappe geografiche, volti di gauchos e vecchie pompe di benzina in una sterminata
pianura spazzata dal vento.
Al termine del viaggio - perché tale in questi casi non è solo quello dei due autori, ma anche quello
meno accidentato del lettore – resta un sapore strano, che sa di libertà e di indignazione per la
triste sorte che i poteri economici e politici riservano a quell’angolo di mondo fuori dai riflettori.
Forse il senso di questo spaesamento, tra tristezza e consapevolezza, lo svela lo stesso Sepùlveda
fra le pagine del libro: “Quando leggiamo o scriviamo, mettiamo in atto una fuga, la più pura e
legittima delle evasioni, ne usciamo più forti, rinnovati, forse migliori. In fondo, malgrado tante
teorie letterarie, noi scrittori siamo come quei personaggi del cinema muto che nascondevano
una lima in una torta in modo che il detenuto potesse segare le sbarre della cella. Offriamo fughe
temporanee.” E noi possiamo star certi che la fuga di cui parla l’autore è quanto di più distante da
un’evasione disimpegnata e leggera.
di Marco Pacella
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